Anna Valeria Borsari e le sue tracce misteriose in giro per Milano
A chi passeggia nelle strade di Milano in questi giorni, può capitare una strana esperienza: trovarsi davanti a due fotografie di un mare verde scuro che inonda una spiaggia deserta con schiuma bianca per poi ritirarsi, in un ritmo regolare. Invano si cerca un logo o un’indicazione che potrebbe alludere ad un messaggio pubblicitario: una semplice scritta bianca cita, invece, le parole di Giovanni dall’Apocalisse (18,22-24). “In te non si udranno più le armonie degli arpisti né dei musicisti (…), né sarà più trovato in te artefice di qualunque arte, (…) perché i tuoi mercanti erano i principi della terra (…)”.
Non si tratta della manifestazione di una nuova setta antimaterialista oppure dei ragazzi no-global, bensì di un’opera (anonima) dell’artista bolognese Anna Valeria Borsari in concomitanza con la sua attuale mostra personale alla Fondazione Mudima a Milano. Alla voce critica sul mercato si aggiunge il suo video composto da notizie televisive internazionali, abbinate con suoni di sirene, corse di ambulanze e il pezzo «Finale» di Haydn, eseguito al pianoforte dall’artista stessa.
Questa mossa, però non va fraintesa: l’artista non entra nel coro di chi profetizza la fine del mondo, né di chi prevede il termine dell’arte o la morte delle muse – massacrati dagli interessi di un mercato sempre più spietato e sconsiderato. La chiave di lettura, la troviamo nella produzione dell’artista: Anna Valeria Borsari, per decenni docente di Filologia Romanza all’Università di Bologna, non ha mai cessato di sottolineare la fragilità e la transitorietà della nostra vita, della nostra conoscenza e della nostra cultura.
Nel 1977, l’artista percorre il «Portico della Morte» a Bologna nei due sensi e scatta una diapositiva ogni sette secondi. «Attraversarsi» ci parla così della vita in quanto passaggio, da uno stadio (interno o esterno) all’altro, da un’estremità (fisica o temporale) all’altra. Anche nell’intervento, «La quarta Madonna» (1977-80), l’artista ribadisce, quanto l’arte sia strutturalmente effimera, componendo l’immagine di una Madonna con monete e chicchi di cereali in varie piazze pubbliche.
Questo mandala in veste cattolica, fu ovviamente ingoiato dai piccioni golosi. L’opera dell’artista bolognese pullula di sparizioni, che rammentano l’equilibrio precario tra presenza ed assenza. In «Il volo delle 15 e 10», vediamo partire un aereo che nell’ultima fotografia svanisce nel nulla, oppure nella serie fotografica del “Narciso” lo specchio nell’ultima immagine, rimane brutalmente vuoto.
Il messaggio di Anna Valeria Borsari, talvolta si esprime anche con aggiunte: nel 1999 l’artista pose in anonimo due ritratti dipinti in una cornice ovale sul muro di una casa diroccata in centro di Milano. In questo «Spaccato urbano» è la presenza di vita in un luogo disastrato, a creare scompiglio. L’artista ha scelto di non risolvere il mistero – ingannando persino i giornalisti – e così continuerà ancora a lasciare delle tracce nelle nostre città, per mettere in crisi – con mosse sovversive e segrete – “ogni verità autoritariamente imposta e (…) dimostrare (…) ciò che, secondo i vecchi canoni di giudizio, non sarebbe né vero né falso, ma possibile”.
Barbara Fässler