Ecosistemi: rizomi invisibili come fonte di speranza
Nel Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, nove artisti internazionali indagano attraverso le loro opere i nessi tra l’essere umano e la natura. Ispirati dagli organismi rizomatici del sottosuolo e dai loro cicli biologici, cercano nuove forme di interazione e di collaborazione.
La struttura rizomatica del micelio, l’invisibile radice del fungo in forma di rete filiforme nel sottosuolo, funge da concetto visionario di un mondo collaborativo e solidale, un mondo di mutuo scambio e sostegno. Le forme di convivenza e simbiosi del mondo naturale vengono prese e messe in scena come metafora di un mondo equo, non gerarchico, basato sul rispetto e sull’integrazione. Lo studio dell’interazione e dell’interdipendenza degli organismi viventi genera così, idealmente, modelli di convivenza per un futuro sostenibile.
Con la mostra “Underground. Ecosistemi da esplorare”, il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, approfondisce l’indagine sui rapporti tra essere umano e natura e invita nove artisti internazionali a sviluppare opere tematiche e in situ per gli spazi sia interni che esterni. La ricerca a largo spettro di Gabriela Albergaria (1965) spazia dalla terra all’argilla, passando per il ricamo e il legno. L’artista portoghese prende spunto dalle piante nel Parco dei Cedri e riflette sul riciclo e la riparazione. Come una scienziata, trascrive campioni di forme e colori, esplora materie e strutture in installazioni pluriformi di grande varietà ed inventiva.
Al secondo piano, la coppia LANDRA (Sara Rodrigues (1990) e Rodrigo Camacho (1990)) indaga il sottosuolo di Villa Cedri e lo restituisce sotto forma di diapositive e fotografie su acetato, manipolabili dagli spettatori. Stephen Gill (1971), invece, ha seppellito le sue fotografie nel quartiere di Hackney Wick a Londra, dove le aveva scattate, per catturare il “genius loci”. I funghi di ceramica nell’installazione “Europa” di Ishita Chakraborty (*1989) sono stati prodotti in vari workshops con rifugiati, migranti e locali: la varietà dei colori tra bianco, ruggine, marrone e nero rappresenta i toni della pelle umana. Mirko Baselgia (1982) disegna con l’inchiostro estratto dal fungo Coprinus Comatus e Marion Neumann (1977) spiega il mondo dei funghi nel suo suggestivo documentario “The Mushroom speaks”. La mostra prosegue nel parco, dove Gabriela Albergaria ha costruito un orto alimurgico con vegetali spontanei e commestibili, e LANDRA hanno creato un vivaio di piante, che verranno in seguito traspiantate in diversi luoghi del comune di Bellinzona. Mirko Baseglia, infine, ha composto un gigantesco geoglifo con pacciamatura di tiglio. Le proposte sono complesse e dense, ricche di allusioni, materiali e tecniche. La presentazione rende percepibile l’invisibile con un tocco di magia. Chissà se i rizomi ci mostreranno una via di uscita dall’impasse?